Alcuni colleghi dell’IRPI ricordano Velio così

Per i tanti che non l’hanno conosciuto, o lo hanno fatto solo marginalmente, vorremmo tratteggiare un breve ricordo di Velio, che all’IRPI di Torino ha mosso i suoi primi passi nella ricerca.

Velio è arrivato all’IRPI nel 2006 per la sua tesi triennale (“Fenomeni di instabilità in ambiente d’alta montagna. Studio e modellazione della valanga di ghiaccio del 25 agosto 2005 sulla parete nord-orientale del Monte Rosa”). L’introduzione inizia così “Alla base del lavoro svolto in questa tesi, ci sono, da un lato la mia grande passione per la montagna, dall’altro il mio assoluto bisogno di sentirmi in qualche modo utile alla “causa ambientale”. In queste parole è racchiuso il senso di tutta la sua attività futura…

Ha proseguito poi, sempre con noi, con una tesi magistrale dal titolo “Monitoraggio di emissioni acustiche in roccia nell’ambito di indagini relative agli effetti dei cambiamenti climatici sulla degradazione del permafrost alpino Applicazione al sito della Capanna Carrel (3835 m), M. Cervino “: è stato in questa occasione che Velio ha iniziato ad occuparsi di sismica e a lavorare con i sensori di vibrazione (cominciando con i geofoni e i sismografi per arrivare ai sensori infrasonici, tutti strumenti che ha continuato ad utilizzare con intelligenza e fantasia in tanti ambiti diversi). Il destino ha voluto che la sua vita si sia chiusa proprio nei luoghi intorno a Cervinia dove era iniziata la sua avventura scientifica.

A partire dal 2010 Velio ha iniziato a lavorare all’IRPI come assegnista di ricerca, occupandosi del rilevamento sismico delle colate detritiche e conseguendo il suo dottorato al Politecnico di Torino nel 2015. Nel 2016 la decisione di cogliere la sfida di un post-doc in Messico per lavorare sui lahar. Tornato in Italia nel 2017 ha lavorato come ricercatore a tempo determinato presso l’Università di Bolzano e, finalmente, nel 2020 è entrato di ruolo all’IRPI, scegliendo la sede di Padova per essere più vicino ai siti di monitoraggio sui quali ormai lavorava da anni, in primis quello del torrente Gadria a Lasa (BZ). Negli anni più recenti ha continuato le sue ricerche sull’uso di sensori sismici per il monitoraggio delle colate detritiche, estendendole alla più ampia tematica della sismicità ambientale applicata allo studio dei processi di trasporto solido e di piena. Grazie alla presenza in Alto Adige di stazioni idrometriche e di monitoraggio del sedimento tecnologicamente avanzate ha anche avviato, in collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige e la Libera Università di Bolzano, studi sul trasporto solido in sospensione e al fondo, con l’obiettivo di pervenire a bilanci del sedimento a scala di bacino.

Persona concreta e fattiva, non si tirava indietro di fronte a nessuna sfida, mettendo tutto se stesso in quello che faceva. Intelligente, propositivo, critico, fortemente indipendente, aperto al confronto e pronto anche allo scontro, se riteneva di dover difendere le proprie idee e la propria autonomia.

Al CNR e all’IRPI vengono a mancare un ricercatore brillante, competente e appassionato; un collega che non si accontentava di portare avanti le proprie ricerche, ma che, come ricordato dal Direttore, voleva contribuire attivamente alla vita dell’istituto e dell’Ente. Sapeva fare rete e sapeva essere, oltre che collega, amico.

Ci mancherà; ci manca già, tantissimo.

Marta, Massimo, Lorenz