Elementi geomorfologici e archeologici del Canale del Fano (Salento meridionale).

Sammarco M., Parise M. & Delle Rose M., 2004, Elementi geomorfologici e archeologici del Canale del Fano (Salento meridionale)., La Geologia del Quaternario in Italia_ temi emergenti e zone d'ombra., Roma, 2004,
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Nel paesaggio carsico pugliese la scarsa presenza di risorse idriche superficiali ha fatto sì che le forme del popolamento umano, sin dalle epoche più antiche, fossero regolate dai rapporti che potevano esistere con la risorsa "acqua". Nella prospettiva di una più completa conoscenza del paesaggio antico ci si è posti l'obiettivo di concentrare l'osservazione sulla frequente aderenza tra il territorio e il popolamento umano in una zona campione del Salento meridionale (territorio comunale di Salve, provincia di Lecce) caratterizzata dalla presenza di numerose testimonianze di rilevanza archeologica e di elementi morfologici come sorgenti, valli fluvio-carsiche (localmente denominate "canali"), e terrazzi. L'area considerata nella presente ricerca è sita sul versante sud-occidentale delle Serre Salentine. Le dorsali morfologiche in questione risultano profondamente incise dalle valli del Canale del Fano, e dal limitrofo Canale Muscio, sito poco ad est. Più a nord, nella fascia litorale prospiciente il Mar Jonio, l'idrografia superficiale è costituita da incisioni appena accennate, di limitata profondità ed estensione. Il Canale del Fano è orientato all'incirca in direzione N-S, e forma una incisione che si sviluppa lungo due rami pressoché paralleli. Il ramo più orientale si origina dalla sorgente Pozziche, a quota di 70 m s.l.m., ed ha un percorso rettilineo nella parte più interna, per poi proseguire con tre ampi meandri, prima di congiungersi all'altro ramo all'incirca a quota 30 m s.l.m. Il ramo occidentale è invece praticamente rettilineo, con andamento NNO-SSE nel primo tratto, e quindi N-S nella piana costiera. Il notevole risalto morfologico del Canale del Fano, che si approfondisce di almeno 20 metri rispetto al territorio circostante, evidenzia la similitudine di tale valle con le classiche "gravine", particolarmente diffuse nella zona di Taranto, che incidono i pianori delle Murge e li raccordano alla piana costiera ionica dell'arco ionico tarantino. Rilevante è, tra l'altro, l'assetto idrogeologico dell'area: oltre alla sorgente precedentemente citata, sono presenti ulteriori emergenze sorgentizie in sinistra idrografica del ramo occidentale del Canale, proprio al margine di una tra le più importanti emergenze archeologiche dell'area. La ricerca territoriale avviata in occasione del presente lavoro ha permesso di delineare un'organizzazione insediativa piuttosto articolata, che sembra prevedere nelle diverse fasi cronologiche differenti aspetti della presenza dell'uomo. Il territorio preso in esame si è rivelato estremamente ricco di testimonianze archeologiche riferibili alla fase preistorica (Spigolizzi e Grotta Montani) e protostorica (insediamenti sulle alture), alle fasi d'età storica ampiamente documentate nell'insediamento di Masseria Fano e da due fornaci, nonché alle testimonianze d'età medievale con la presenza di un luogo di culto rupestre e di un frantoio ipogeo. Più nel dettaglio, nei pressi di Masseria Spigolizzi, sulla sommità della principale altura costiera presente nell'area, è stato individuato un vasto insediamento dell'età del Bronzo, con una fase di frequentazione testimoniata anche per l'età preistorica (Paleolitico medio-superiore) e nella fase Neo/Eneolitica. Nell'area sono inoltre segnalate una serie di cavità naturali nelle quali è documentata la presenza di fauna olocenica e pleistocenica e frammenti di ceramica non meglio classificata. L'insediamento de "I Fani", con l'imponente recinto ellittico che si conserva nella zona immediatamente a sud della seicentesca Masseria Fano, costituisce la più evidente testimonianza archeologica esistente nell'area: ubicato in sinistra orografica del ramo occidentale del Canale del Fano, l'abitato documenta diverse fasi di frequentazione che, con una doppia soluzione di continuità, coprono un arco cronologico tra la metà del XVI e la fine del VI sec. a.C. La presenza di emergenze sorgentizie negli immediati dintorni ha costituito indubbiamente un elemento favorevole all'impianto e allo sviluppo dell'abitato nelle differenti epoche. Poco a monte di una di queste sorgenti si trova una cripta medievale sulle cui pareti sono conservati resti di affreschi policromi che, sulla base di confronti stilistici, hanno consentito di ipotizzare una datazione all'XI secolo per il ricco programma iconografico. Altre evidenze archeologiche, quali resti di fornaci d'età tardo-repubblicana e un frantoio ipogeo sono state infine rinvenute lungo il ramo orientale del Canale del Fano. Le indagini avviate con il presente contributo mirano dunque a ricostruire le relazioni esistenti tra la presenza dell'uomo, che nell'area si presenta estremamente diversificata nell'ambito dell'ampio periodo cronologico documentato dalle testimonianze archeologiche, e le forme del paesaggio e i suoi caratteri idrogeologici, con particolare riferimento all'importanza della disponibilità d'acqua.

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