Concentrazione di movimenti di massa durante l’’evento del 23 giugno 2002 in Valsavaranche (Val d’’Aosta).

Luino F., Chiarle M. & Audisio C., 2005, Concentrazione di movimenti di massa durante l’’evento del 23 giugno 2002 in Valsavaranche (Val d’’Aosta)., Convegno Nazionale A.I.Geo Montagne e Pianure, Padova, 2005,
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I bacini alpini con superficie sino a pochi chilometri quadrati rappresentano, durante eventi idrologici intensi, una notevole fonte di pericolo, spesso sottostimato, in particolare se si raccordano a fondivalle confinati tra ripidi versanti rocciosi. Le frane che s'innescano in questi bacini, per lo più per fluidificazione della coltre superficiale, in condizioni particolari possono evolvere in rapide colate torrentizie, in grado di percorrere rapidamente lunghe distanze, raggiungere densità elevatissime ed altezze considerevoli, sviluppando una grande forza d'impatto sulle strutture. La sera del 23 giugno 2002, al termine di un periodo di alta pressione durato una decina di giorni e caratterizzato da temperature eccezionalmente elevate, l'arco alpino fu raggiunto da una perturbazione di origine atlantica associata a temporali violenti e localizzati. Le precipitazioni più cospicue si concentrarono sui rilievi al confine italo-francese, estendendosi fino al Massiccio del Gran Paradiso, con isoterma zero attestata al di sopra di quota 3000 m. In quest'ultimo settore l'evento pluviometrico interessò in successione la Val di Cogne, la Valsavarenche ed infine la Val di Rhêmes. A Eaux Rousses (Valsavarenche) in 35' furono registrati 11 mm di pioggia, 7 dei quali nei primi 7 minuti dello scroscio_ poiché la stazione è ubicata 3 km a monte dell'areale dove maggiormente si concentrarono i fenomeni d'instabilità, è ragionevole supporre che nell'occhio del temporale la precipitazione sia stata ancora superiore. La ridotta spazialità di violenti scrosci di pioggia durante eventi estivi è d'altronde un fenomeno abbastanza comune_ a tal riguardo si segnala che alla stazione di Pont (4,3 km a monte di Eaux Rousses) non venne registrata alcuna precipitazione. I fenomeni d'instabilità più significativi si produssero nella media Valsavarenche dove, tra Eaux Rousses (1700 m) e Bois-de-Clin (1410 m), gran parte dei tributari del T. Savara subirono un'attivazione più o meno accentuata, originando fenomeni di alluvionamento o erosione di coltivi e una quindicina di interruzioni della strada regionale di fondovalle in un tratto di circa 7 km (e ben 6 nello spazio di un solo chilometro). Più di 500 turisti rimasero bloccati nella parte alta della vallata, mentre alcune autovetture rimasero intrappolate tra interruzioni stradali successive, fortunatamente senza conseguenze per l'incolumità dei passeggeri. Flussi iperconcentrati e, con maggior frequenza, colate detritiche torrentizie si svilupparono in piccoli bacini idrografici, con aree comprese tra 1,3 e 1,8 km2 e pendenza media del canale tra 28° e 35°. Marcata sovraincisione del canale di deflusso, lobi e cordoni detritici, scortecciamento della vegetazione investita dal flusso sono state le manifestazioni più frequentemente osservate (Fig. 1). Data l'esigua ampiezza del fondovalle, le colate più importanti interferirono con il corso del T. Savara, causandone talora il temporaneo sbarramento. Nel caso del T. Fouy è da sottolineare la forza d'impatto esercitata sul ponte sul T. Savara, ubicato immediatamente a valle della confluenza nel Savara stesso e trascinato per 35 m (Fig. 2). I casi descritti sono rappresentativi di una situazione di pericolo comune nelle valli laterali alpine, in particolare nel periodo estivo. Le difficoltà e le incertezze che ancora sussistono in merito all'identificazione del momento e del luogo in cui i fenomeni impulsivi di colata possono innescarsi lungo la rete idrografica minore devono essere motivo di stimolo e monito agli organi pianificatori che devono prestare massima attenzione per questi processi, la cui pericolosità è legata in particolare alla repentinità d'innesco, alle notevoli velocità e forza di impatto, ai cospicui volumi di materiale solido mobilizzabili, a fronte delle dimensioni solitamente ridotte dei bacini coinvolti.

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