Autovalutazione dell’Istituto per l’anno 2015
Elementi di autovalutazione
La missione dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) consiste (i) nel progettare ed eseguire ricerca scientifica e sviluppo tecnologico nel settore dei rischi naturali, con particolare attenzione ai rischi geo-idrologici nell’ambito dei cambiamenti globali in atto e previsti, (ii) nel fornire consulenza scientifica e tecnica nel settore dei rischi geo-idrologici, del monitoraggio, della caratterizzazione di suoli e rocce, della difesa del suolo e della protezione civile, della pianificazione territoriale, delle risorse rinnovabili e delle bonifiche ambientali, e (iii) nell’offrire informazione e formazione sui rischi naturali, i cambiamenti climatici e ambientali, la loro previsione e mitigazione, la difesa del suolo e la pianificazione territoriale, la protezione civile e la sicurezza sociale.
In continuità con quanto fatto negli anni precedenti, l’autovalutazione si basa sull’analisi: (i) delle entrate e delle uscite, (ii) della capacità di produrre ricerca, misurata dalla qualità e dalla quantità delle pubblicazioni e di ottenere progetti di ricerca, (iii) della capacità di fornire consulenza tecnico-scientifica a utenti di riferimento, (iv) delle azioni apportate in risposta a criticità individuate, e (v) delle azioni mirate a favorire il finanziamento di attività e progetti di ricerca nel campo del dissesto geo-idrologico. In aggiunta, l’autovalutazione considera anche i risultati della valutazione dell’Istituto prodotta dall’Ente.
Nel 2015 l’Istituto ha ricevuto un finanziamento ordinario di 21 K-euro. L’Ente ha coperto i costi per i buoni pasto (93 K-euro), l’energia (elettrica e gas), l’acqua, e i servizi di pulizia (52 K-euro per la sede di Perugia), e parzialmente i costi (inclusi i costi energetici, per l’acqua e le pulizie) nelle Aree della Ricerca di Bari (6 K-euro), Cosenza (10 K-euro), Padova (11 K-euro) e Torino (17 K-euro) nelle quali l’Istituto ha Sedi Secondarie. In aggiunta, nel bilancio dell’Istituto vanno iscritti 4.705 K-euro per gli stipendi del personale a tempo indeterminato, e 602 K-euro per gli affitti delle sedi di Perugia, Bari e Cosenza. A fronte di un costo complessivo per l’Ente di 5.519 K-euro, nel 2015 i ricercatori hanno raccolto fondi esterni per 2.325 K-euro, corrispondenti al 42,1% dei costi totali. La percentuale è leggermente più elevata di quelle registrate nei tre anni precedenti (2.222 K-euro (39,2) nel 2014, 2.213 K-euro (37,3%) nel 2013, 2.620 K-euro (41,5%) nel 2012). Ad oggi (dicembre 2015), le entrate esterne previste per il 2016 sono stimate in 1.160 K-euro, leggermente inferiori a quanto previsto all’inizio degli anni precedenti. Ciò è dovuto a criteri più stretti adottati per l’iscrizione dei progetti nel bilancio preventivo.
I principali committenti delle attività di ricerca e sviluppo condotte dall’Istituto sono stati la Commissione Europea, il Dipartimento della Protezione Civile (DPC), le Regioni e altre amministrazioni locali. Il CNR ha erogato all’Istituto 160 K-euro nell’ambito dei progetti NEXT-DATA, RITMARE e NODAVIA. E’ prevedibile che i committenti restino sostanzialmente gli stessi, e comunque rimangano nell’ambito del settore pubblico, in Italia e all’estero.
La capacità dei ricercatori dell’Istituto di svolgere ricerca e innovazione tecnologica è misurata dalla loro capacità a partecipare a progetti internazionali e nazionali, e dall’abbondanza e qualità delle pubblicazioni. Nel 2015, i ricercatori dell’Istituto hanno coordinato i progetti europei FP7-LAMPRE e INTERREG-SEDALP, ed hanno partecipato ad altri progetti di ricerca europei (CHANGES, DOMINO, FLIRE, MAPPERS) e nazionali (NEXT-DATA, RITMARE, AMBI.TEC.FILL.LEGNO), oltre che a progetti PRIN. Sono proseguite le collaborazioni internazionali, sono stati stipulati nuovi accordi di collaborazione bilaterale con il Servizio Geologico Spagnolo (IGME), il Servizio Geologico della Repubblica d Corea (KIGAM), la Sejong University (Corea), l’Universidad Nacional de Salta (Argentina), la Alexandru Ioan Cuza University of Iași (Romania), l’ARPA Piemonte (Italia) e la Omnia s.r.l. (Italia), e sono stati rinnovati accordi esistenti con l’Accademia Europea di Bolzano (EURAC), e il Centre for Natural Hazard Research della Simon Fraser University (Canada).
La pubblicistica scientifica è rimasta buona e di valore internazionale. Nel periodo 2011 – 2014, periodo per il quale i dati possono considerarsi consolidati, la produttività scientifica è passata da 60 (2011) a 116 (2014) lavori pubblicati in riviste ISI all’anno, con una media nel periodo di 91 lavori per anno. Ad oggi (15 dicembre 2015) i lavori pubblicati nel 2015 sono oltre 60. Nel complesso, l’Istituto è il terzo del CNR per numero totale di prodotti (oltre 5600) (Fonte: Gestione Istituti).
Nel 2015, la capacità di fornire consulenza tecnico-scientifica ad utenti di riferimento è stata caratterizzata dalla partecipazione a diverse attività e in particolare: (i) al monitoraggio delle frane di Montaguto (AV), del Rotolon (VI), di Montescaglioso (MT), di La Saxe (VA), di Profiamma (PG), di Ripe (TE), del Passo della Morte (UD) e di Calatabiano (CT); (ii) al potenziamento del Sistema d’Allertamento Nazionale per il possibile innesco di Frane indotte da piogge (SANF), e allo sviluppo della versione regionale del sistema in collaborazione con la Regione Liguria; (iii) alla fornitura alla rete dei Centri Funzionali di Protezione Civile di prodotti innovativi per la misura della pioggia e la stima dell’umidità del suolo; (iv) al supporto tecnico-scientifico post-evento in Abruzzo, Calabria, Liguria, Veneto, e Sicilia. Le attività hanno permesso ai ricercatori di raccogliere dati e informazioni d’interesse scientifico e tecnico, e di validare metodi, strumenti e tecnologie sviluppate dall’Istituto. Le attività operative hanno permesso di stingere e/o consolidare rapporti di collaborazione efficaci con il DPC e con le Regioni Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto. Ricercatori dell’Istituto hanno partecipato alla redazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), promossa dal MATTM.
E’ proseguita l’attiva formativa, con attenzione alla formazione collettiva e individuale del personale amministrativo. Sono proseguite azioni organizzative, gestionali e di coordinamento scientifico e tecnico per fronteggiare criticità note.
Dal punto di vista scientifico, nel 2015 si è operato per facilitare l’interazione fra i gruppi di ricerca dell’Istituto. Le azioni hanno portato: (i) alla costituzione di un nuovo gruppo di ricerca in idro-geomorfologia, (ii) alla formulazione di nuove proposte progettuali internazionali e nazionali che hanno coinvolto più sedi e/o gruppi di ricerca; (iii) alla partecipazione cooperativa ai progetti CHANGES e LAMPRE; (iv) alla partecipazione sinergica di più sedi alle attività svolte come Centro di Competenza del DPC, e in particolare per il monitoraggio delle frane di Montaguto, di Montescaglioso, Ripe e di Calatabiano, e per sopralluoghi, rilevamenti e monitoraggi in Calabria, Liguria, Sicilia e Veneto.
Nel 2015 sono aumentate le attività di comunicazione dell’Istituto, anche attraverso il lancio del nuovo sito Web dell’Istituto. Nel sito, rilevante è la sezione Focus che rappresenta una vetrina per alcuni dei principali risultati ottenuti dall’Istituto. Fra le attività di disseminazione, particolare evidenza ha assunto il portale POLARIS che si sta consolidando come il riferimento nazionale sulle condizioni di rischio da frana e da inondazione per la popolazione in Italia.
La valutazione esterna condotta dall’Ente ha collocato l’Istituto nella classe più elevata “world-class”, riconoscendo che l’Istituto ha un buon livello di infrastrutture, un’intensa produttività e un’ottima capacità di pubblicare. Il panel di valutazione ha individuato delle criticità, ed in particolare: (i) la produttività scientifica notevolmente diversa fra le sedi e/o i gruppi di ricerca; (ii) il forte impegno nella ricerca applicata che limita lo sviluppo di ricerca fondamentale necessaria a rafforzare la competitività scientifica dell’Istituto; e (iii) la distribuzione geografica che non corrisponde all’attrattività di fondi a livello locale/regionale.
Nel complesso, l’autovalutazione interna identifica le principali criticità (i) nella dotazione economica e strumentale, (ii) nell’organico, (iii) nelle strutture logistiche, e (iv) nella capacità di attrarre risorse. Nel 2015 i fondi non sono stati sufficienti per la manutenzione e l’aggiornamento delle infrastrutture e dei laboratori. Ciò ha impatto sulla capacità di ammodernare e potenziare le infrastrutture (automezzi, reti di monitoraggio, laboratori mobili) e i laboratori (strumentazioni, risorse di calcolo). L’obsolescenza delle infrastrutture e dei laboratori comporta difficoltà aggiuntive per la ricerca, con ricadute negative sulla competitività e sulla produttività scientifica. Le assegnazioni di nuovo personale avvenute negli anni passati hanno mitigato le sofferenze, e sono state tutte effettuate ripescando da graduatorie di concorsi ormai datati. In alcune sedi la sofferenza è notevole anche per il personale tecnico e amministrativo.
Nel corso del 2015 si sono intensificate le iniziative per sollecitare un urgente programma di ricerca operativa sui rischi geo-idrologici in Italia. Nonostante l’Italia sia il paese europeo con il maggior numero di vittime prodotte da eventi geo-idrologici, non vi è un programma nazionale di ricerca sul rischio. Si è proposto al Governo di investire l’1% dello stanziamento dell’iniziativa ItaliaSicura in attività di ricerca a supporto della lotta al dissesto geo-idrologico. In collaborazione con altri Istituti del Dipartimento Terra e Ambiente (DTA) si è proposto un progetto inter-dipartimentale sui rischi naturali nel contesto dei cambiamenti globali in atto e previsti.
Proposta di interventi organizzativi
L’Istituto è costituito da una rete di cinque sedi territorialmente distinte. La configurazione “a rete” e la distribuzione territoriale sono un vantaggio per lo svolgimento delle attività di ricerca, ma complicano la gestione. La gestione di una struttura “plurisede” è inevitabilmente più complessa e costosa di quella di istituti “monosede”. Di ciò si deve tener conto nell’assegnazione delle risorse e nella valutazione dei risultati. La gestione delle Aree della Ricerca (AdR) è differente nelle diverse sedi in cui opera l’Istituto, complicando l’equa ripartizione delle risorse. E’ necessario che i nuovi regolamenti definiscano in modo univoco i criteri di gestione delle AdR.
Nel triennio 2016 – 2018, la prevedibile scarsità di risorse economiche legata (i) alle difficoltà delle amministrazioni pubbliche di ordinare ricerca e di fruire dei servizi offerti dall’Istituto, e (ii) alla mancanza di programmi nazionali e internazionali (inclusi i progetti europei) che finanzino la ricerca e lo sviluppo tecnologico sui rischi naturali ed in particolare su quelli geo-idrologici, potrà avere un impatto negativo sulle attività dell’Istituto.
La recente valutazione dell’Istituto condotta dall’Ente ha individuato fra le criticità (i) il forte impegno sulla ricerca applicata che limita lo sviluppo di ricerca fondamentale necessaria a rafforzare la competitività scientifica dell’Istituto, e (ii) una scarsa attrattività di fondi a livello locale / regionale. Stanti le condizioni attuali e/o ragionevolmente prevedibili nel triennio 2016-2018, appare difficile mitigare gli effetti di dette criticità. Si auspica un maggiore sforzo centrale, anche da parte del Dipartimento Terra e Ambiente, per sollecitare un programma di ricerca di base sui rischi geo-idrologici in Italia, e per focalizzare l’interesse sui rischi naturali – e geo-idrologici in particolare – a livello europeo e internazionale.
E’ indispensabile un impegno organizzativo ed economico a livello centrale per (i) permettere un’adeguata manutenzione e l’adeguamento/adattamento dei laboratori, dei mezzi, e degli strumenti, (ii) estendere i contratti unici agli editori internazionali di tipo “open access” consentendo un’ancora maggiore fruibilità delle riviste scientifiche e delle banche dati d’interesse scientifico, (iii) estendere il portfolio delle offerte contrattuali per l’acquisto e la manutenzione di software, e per (iv) per migliorare la formazione del personale, strutturato e non.
Gli edifici in cui ha sede l’Istituto non sono adeguati ad un moderno istituto di ricerca, e i costi degli affitti delle sedi sono in aumento. A Bari, si sta valutando una nuova sede per l’AdR. A Cosenza, si sta valutando l’acquisto dell’edificio in cui ha sede l’Istituto, che richiede una ristrutturazione e non prevede un’integrazione funzionale con l’Università. A Padova, è prevista la realizzazione di un nuovo edificio per l’AdR. A Torino, l’AdR ha costi elevati rispetto alle capacità di spesa. La situazione più critica è a Perugia, dove l’Istituto ha sede in un capannone con costi elevati di gestione. L’Ente sta valutando il comodato d’uso di un edificio dell’Università di Perugia. E’ necessario che la valutazione si concluda in tempi brevi e si chiuda il negoziato con l’Università di Perugia.
A livello d’Istituto, devono proseguire le attività per aumentare l’efficienza, l’affidabilità e la condivisione dei sistemi informativi e gestionali, e dell’infrastruttura informatica dell’Istituto. Parte dello sforzo andrà nell’implementazione di nuove funzionalità del sito Web dell’Istituto, e nella manutenzione di altri siti collaborativi e/o d’interesse generale (ad es., POLARIS.irpi.cnr.it). Restano irrisolti i problemi incontrati nella stipula di un’assicurazione per il Lidar avio-trasportato acquisito dall’Istituto nel 2012.
La nuova organizzazione introdotta dal PdG 2016 – 2018, in attuazione del nuovo Statuto e dei regolamenti, ha abbandonato la struttura Progetto / Commessa / Modulo a favore di una nuova organizzazione logico-funzionale basata su Area Progettuale / Progetto / Attività. Il nuovo modello logico-funzionale è stato adottato in forma preliminare dall’Istituto. Nel corso del 2016 la struttura adottata per la stesura del PdG dovrà essere rivalutata con attenzione, con la collaborazione dei gruppi di ricerca, dei singoli ricercatori, e dell’amministrazione dell’Istituto, anche considerando le indicazioni che potranno venire dall’Amministrazione centrale e dal Dipartimento Terra e Ambiente.
La nuova organizzazione dovrà essere rodata dal puto di vista amministrativo, anche con aggiustamenti nelle procedure che la implementano. Se da un lato la nuova procedura contribuisce alla semplificazione e alla trasparenza, dall’altro lato mostra alcune criticità. L’obbligo di firma digitale per tutti i mandati da parte del solo Segretario Amministrativo limiterà l’efficienza dell’amministrazione, portandola potenzialmente alla paralisi. Una soluzione consiste nel dotare i segretari amministrativi delle sedi secondarie di kit per la firma digitale. La nuova strutturazione dei progetti prevede la possibilità di indicare una sola attività per sede. Ciò non risponde alla realtà operativa, in particolare per le sedi più ampie, dove ad uno stesso progetto contribuiscono più gruppi di ricerca che svolgono attività diverse e complementari. La soluzione è permettere l’individuazione di più attività nella stessa sede. L’impossibilità di individuare progetti/attività gestionali complica in modo non necessario – e non utile – la gestione. La soluzione proposta è quella di consentire l’istituzione di progetti/attività gestionali – in numero ridotto e controllato – che facilitino la gestione amministrativa, al contempo rispecchiando meglio l’organizzazione e l’operatività delle attività amministrative svolte dall’Istituto.
In un periodo cruciale di transizione nell’organizzazione dell’amministrazione si sente l’esigenza di un maggior supporto da parte dell’Amministrazione centrale. La decisione di accentrare la maggior parte di contratti per le forniture di servizi (energia, acqua, buoni pasto, ecc.), per gli affitti, e in prospettiva per il pagamento di tasse e tributi, va nella direzione giusta, a patto che alla centralizzazione corrisponda un reale risparmio economico per l’Ente e un beneficio in termini di qualità dei servizi erogati. E’ necessario che siano accentrati i contratti d’acquisto e di manutenzione per i principali software scientifici e di uso comune. L’accentramento della gestione dei contratti potrà portare a un minor impegno da parte dell’amministrazione dell’Istituto, con il vantaggio di una migliore e più efficace gestione di contratti e convenzioni di ricerca.
E’ sentito come imprescindibile un supporto su temi giuridici di cui l’Istituto ha una sempre maggiore necessità, in particolare nella redazione e per la stipula di contratti e convenzioni, anche internazionali. E’ necessaria una migliore pianificazione delle attività amministrative richieste dalla sede centrale alle strutture periferiche. Una più attenta pianificazione delle richieste permetterà di gestire meglio il carico di lavoro dell’amministrazione periferica. Le procedure per la richiesta di variazioni di bilancio restano complesse e onerose, anche quando applicate a somme di modestissima entità.
Il ritiro delle carte di credito al personale, ed in particolare a quello impegnato nelle attività di Centro di Competenza di Protezione Civile, ha compresso in modo significativo la possibilità di operare tempestivamente ed efficacemente. E’ necessario che siano ripristinate le carte di credito al personale impegnato nelle attività del Centro di Competenza.
Si sente l’esigenza di un ancora migliore coordinamento e di una semplificazione delle procedure per la partecipazione a bandi nazionali e internazionali. A livello nazionale, è auspicabile uno sforzo dei vertici dell’Ente per far si che ai progetti nazionali (ad es. PRIN) possano partecipare i ricercatori / tecnologi del CNR anche nella forma di coordinatori. A livello europeo, si ribadisce la necessità di un coordinamento per quanto riguarda la partecipazione a bandi che pongono limiti al numero di sottomissioni effettuate da una singola “legal entity”.
L’Istituto ha un organico insufficiente a svolgere i compiti cui è chiamato. E’ necessario che siano assegnate risorse di personale, in tutti i profili. In alcune sedi la carenza di personale è tale da non garantire l’operatività. La valutazione esterna condotta dall’Ente ha evidenziato differenze significative nella produttività dei gruppi, ed ha indicato come possibile soluzione l’inserimento di nuovo personale con la funzione di guida dei gruppi di ricerca meno produttivi. A tal proposito, è importante che l’Ente adotti una più moderna strategia per la selezione e la valorizzazione del personale, anche attraverso un nuovo sistema di responsabilità che agisca sul sistema per la gestione amministrativa, e sul sistema per l’organizzazione e la rendicontazione delle attività di ricerca.
A livello periferico, sono necessarie azioni per: (i) favorire, anche con maggiori finanziamenti del tipo “short term mobility”, periodi di ricerca, lavoro e formazione all’estero di ricercatori e tecnici qualificati, (ii) proseguire nello sviluppo delle conoscenze e delle capacità del personale tecnico e amministrativo, con lo scopo di migliorare l’efficienza dei servizi comuni (amministrazione, infrastruttura informatica, laboratori, ecc.), (iii) aumentare le collaborazione fra i gruppi di ricerca che operano nelle diverse sedi dell’Istituto, (iv) aumentare la produttività scientifica, stimolando i ricercatori a pubblicare in riviste a più elevato impatto, (v) migliorare la distribuire del lavoro fra il personale, nei diversi ruoli e profili. Quest’ultima attività necessita di un’attenta analisi e revisione dell’organizzazione del lavoro nelle singole sedi.