Autovalutazione dell’Istituto per l’anno 2012

Elementi di autovalutazione

La missione dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) è quella di progettare ed eseguire ricerca scientifica e sviluppo tecnologico nel settore dei rischi naturali, con particolare attenzione ai rischi geo-idrologici. L’attività è condotta a tutte le scale temporali e geografiche, e in differenti ambiti fisiografici e climatici. L’obiettivo è la produzione di nuova conoscenza sui fenomeni naturali potenzialmente pericolosi e le loro interazioni con l’ambiente naturale e antropico, e lo sviluppo di prodotti e tecnologie innovative utili alla definizione e alla mitigazione del rischio, alla corretta pianificazione territoriale, e per una gestione dell’ambiente efficace e sostenibile.

L’autovalutazione determina se la missione dell’Istituto sia stata compiuta, e in quale misura gli obiettivi previsti siano stati raggiunti, tenendo conto delle condizioni in cui si è trovato a operare l’Istituto, inclusa la disponibilità di risorse umane, strumentali ed economiche. In continuità con quanto fatto negli ultimi tre anni, l’autovalutazione dell’Istituto per il 2012 è effettuata sulla base: (i) del rapporto entrate/spese, (ii) della capacità di produrre ricerca, misurata dalla qualità e dalla quantità delle pubblicazioni, e di ottenere progetti di ricerca (iii) della capacità di fornire consulenza tecnico-scientifica a utenti di riferimento, e (iv) delle azioni apportate in risposta a criticità individuate.

Nel corso del 2012 il finanziamento ordinario all’Istituto è stato di 163 K-euro, inferiore del 16,8% al finanziamento del 2011 (196 K-euro) e del 30,6% al finanziamento del 2010 (235 K-euro). Al finanziamento ordinario si sono aggiunti: (i) 4.899 K-euro per gli stipendi del personale a tempo indeterminato (5.365 K-euro nel 2011, 5.895 K-euro nel 2010), (ii) 527 K-euro per gli affitti delle sedi di Perugia, Bari e Cosenza (648 K-euro nel 2011, 609 K-euro nel 2010), e (iii) 438 K-euro per le cinque Aree della Ricerca (AdR) di Bari, Cosenza, Firenze, Padova e Torino nelle quali l’Istituto ha sede (348 K-euro nel 2011, 459 K-euro nel 2010). A fronte di un costo complessivo per l’Ente di 6.027 K-euro, i ricercatori dell’Istituto hanno raccolto nel 2012 2.423 K-euro, corrispondenti al 40,2% del costo totale. Nel 2011, i fondi esterni raccolti ammontarono a 2.708 K-euro (41,3% del costo totale), mentre nel 2010 i fondi esterni raccolti furono 3.795 K-euro (52,7% del costo totale). Le entrate esterne previste per il 2013 sono oggi stimate in 1.962 K-euro. I principali committenti delle attività di ricerca e sviluppo condotte dall’Istituto sono stati la Commissione Europea, il Dipartimento della Protezione Civile (DPC), le Regioni e altre amministrazioni locali.

La capacità dei ricercatori dell’Istituto di svolgere ricerca e innovazione tecnologica è misurata dalla loro partecipazione a progetti internazionali e nazionali, e dall’abbondanza e qualità delle pubblicazioni. Nel 2012, i ricercatori dell’Istituto hanno coordinato i progetti EC-ABOT e FP7-DORIS, INTERREG-SEDALP, ed hanno partecipato a diversi altri progetti di ricerca europei (BIOSOS, CHANGES, FIRESENSE, GLARISKALP, MONITOR II, PERMANET) e nazionali (VIGOR, RITMARE). Ricercatori dell’Istituto hanno ottenuto il coordinamento del progetto europeo FP7-LAMPRE, che inizierà nel 2013. Nel corso del 2012, sono proseguite le numerose collaborazioni internazionali, anche attraverso nuovi progetti bilaterali (CNR-NSC Taiwan), e nazionali (è stato siglato un accordo di collaborazione fra l’Istituto e l’EURAC di Bolzano).

La pubblicistica è rimasta buona, e si è mantenuta su livelli di valore internazionale. Si è conclusa positivamente la registrazione di un software sviluppato dall’Istituto.

Riguardo alla capacità di fornire consulenza tecnico-scientifica ad utenti di riferimento, l’anno è stato caratterizzato dalla partecipazione dell’IRPI, come Centro di Competenza del DPC, a diverse attività e in particolare: (i) al proseguimento del monitoraggio delle frana di Montaguto (AV) e del “Rotolon” (VI); (ii) al monitoraggio topografico degli spostamenti della “Nave Concordia” incagliatasi lungo la costa dell’Isola del Giglio (GR); e (iii) al potenziamento del Sistema d’Allertamento Nazionale per il possibile innesco di Frane indotte da piogge (SANF). Nel complesso, le attività hanno permesso di raccogliere dati e informazioni d’interesse scientifico e tecnico, e di validare metodi, strumenti e tecnologie per la misura delle deformazioni, per la stima della pericolosità, e per la valutazione del rischio sviluppate dall’Istituto. Le diverse attività operative hanno permesso di stingere rapporti di collaborazione più efficaci con il DPC. L’Istituto ha inoltre fornito consulenza tecnico-scientifica alla Rete dei Centri Funzionali del DPC e alle Regioni in Calabria, Liguria, Trentino e Umbria. Sono iniziati rapporti di collaborazione proficui in Puglia e in Sicilia.

In risposta a criticità riscontrate negli anni precedenti (2009-2011), sono proseguite azioni organizzative, gestionali e scientifiche. Dal punto di vista organizzativo, è proseguita l’armonizzazione dei servizi e delle attività amministrative, anche attraverso l’implementazione di nuove funzionalità nel sito web dedicato alla gestione amministrativa cooperativa dell’Istituto, implementato nel 2010. Il processo di armonizzazione ha dato risultati positivi. Le azioni gestionali hanno riguardato prevalentemente il consolidamento del sistema di Commesse e Moduli per l’organizzazione e la rendicontazione delle attività di ricerca e sviluppo. L’offerta di ricerca prevalente dell’Istituto si articola in cinque Commesse e 19 Moduli, e non è cambiata rispetto al 2011. L’Istituto partecipa con moduli propri alle Commesse del progetto VIGOR e del progetto bandiera RITMARE.

Dal punto di vista scientifico, una delle maggiori criticità evidenziate in passato ha riguardato la mancanza di “progetti comuni” che coinvolgessero il personale delle diverse sedi. Nel 2012 si è continuato a operare per facilitare l’interazione fra i gruppi di ricerca attivi nell’Istituto. Le azioni hanno portato: (i) alla formulazione di nuove proposte progettuali internazionali e nazionali che hanno coinvolto più unità organizzative e gruppi di ricerca dell’Istituto; (ii) alla partecipazione cooperativa al progetto VIGOR; (iii) alla partecipazione cooperativa al progetto “Soglie”; e (iv) alla partecipazione sinergica di ricercatori di più sedi alle attività svolte dall’Istituto come Centro di Competenza del DPC, in e in particolare per il monitoraggio della frana di Montaguto e della “Nave Concordia”. Ricercatori di più sedi dell’Istituto sono e saranno impegnati in modo cooperativo nei progetti europei FP-7 CHANGES e FP7-LAMPRE.

Le principali criticità irrisolte riguardano (i) la dotazione economica e strumentale, (ii) l’organico e (iii) le strutture logistiche dell’Istituto. Nel 2012 i fondi ordinari (163 K-euro) sono stati totalmente insufficienti per la manutenzione e l’aggiornamento delle infrastrutture e dei laboratori. Nessun contributo per il pagamento di canoni, utenze o servizi è stato trasferito alle AdR. La dotazione insufficiente ha avuto impatto sulla capacità di ammodernare e potenziare le infrastrutture (automezzi, reti di monitoraggio, laboratori mobili) e i laboratori (strumentazioni, risorse di calcolo). L’obsolescenza delle infrastrutture e dei laboratori comporta difficoltà aggiuntive per la ricerca, con ricadute negative sulla competitività dell’Istituto. Una nuova diminuzione dei fondi avrà conseguenze negative certe sulla capacità di produrre ricerca e innovazione, e di ottenere fondi.

Per quanto riguarda l’organico, le assegnazioni di nuovo personale all’Istituto hanno solo mitigato lo stato di sofferenza. In alcune sedi la sofferenza è considerevole anche per il personale tecnico e amministrativo. Nella sede di Firenze la sofferenza è tale da non garantire più la sopravvivenza dell’UOS stessa, con la conseguente perdita di competenze e capacità operative rilevanti per l’Istituto. Nonostante le ultime assunzioni, in Istituto sono tuttora presenti unità di personale con contratto a tempo determinato, e numerosi Assegni di Ricerca.

Per quanto riguarda le strutture, in almeno due sedi (Padova e Perugia) gli edifici in cui è situato l’Istituto sono ben lontani dal poter essere considerati adeguati per un moderno istituto di ricerca. La tipologia edilizia delle due strutture (un capannone industriale a Perugia, un vecchio prefabbricato a Padova) comportano anche spese eccessive di raffrescamento in estate e di riscaldamento in inverno. A Perugia, solo nei tre mesi di giugno, luglio e agosto, le spese per la fornitura di energia elettrica necessaria al raffrescamento degli ambienti sono aumentate del 66% rispetto allo stesso periodo del 2011, passando da 5,6 K-euro a 9,3 K-euro.

Proposta di interventi organizzativi

Gli interventi richiesti mirano a risolvere le criticità più rilevanti, e comportano azioni sia a livello centrale (di Ente) che periferico (d’Istituto).

L’Istituto ha sei sedi distinte, in altrettante regioni (Umbria, Calabria, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto). La sede principale dell’Istituto, a Perugia, non è all’interno di un’Area della Ricerca (AdR). La gestione di un Istituto “plurisede” distribuito sull’intero territorio nazionale ha difficoltà e costi, anche di semplice comunicazione, superiori ai costi affrontati da Istituti “monosede”. Di ciò si deve tener conto nell’assegnazione delle risorse economiche e strumentali. La gestione delle AdR è differente nelle diverse sedi geografiche in cui si trova a operare l’Istituto. Ciò complica la ripartizione equa delle risorse. Sono urgenti interventi regolamentari per armonizzare la gestione delle AdR. Sono altresì urgenti accordi fra l’Ente, le Regioni e gli Atenei delle città/regioni nelle quali l’Istituto ha sede.

Le strutture edilizie dell’Istituto non sono ovunque adeguate. A Cosenza, si sono bloccate le iniziative per la costruzione di nuovi edifici nel campus dell’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende. A Bari, nel 2010 furono definite le dimensioni e la posizione dell’Istituto nell’ambito della nuova AdR. Da allora non si è più avuta previsione sull’inizio dei lavori. A Padova, sono in atto iniziative per la realizzazione di un nuovo edificio in sostituzione di quelli esistenti, vetusti, costosi e inadeguati. Per queste tre sedi è necessario che la realizzazione dei nuovi edifici avvenga in tempi brevi. La situazione più critica resta quella di Perugia. L’Istituto ha la sua sede principale in un capannone industriale inadatto alla funzione di ospitare un moderno istituto di ricerca. Nel 2011 la proprietà ha sostituito il soffitto di parte dell’edificio realizzato con lastre di cemento-amianto trattate. La capacità termica della nuova copertura non si è dimostrata efficace come la precedente. Nei tre mesi di giugno, luglio e agosto, complici le temperature esterne elevate, le spese per la fornitura di energia elettrica necessaria al raffrescamento degli ambienti sono aumentate del 66% rispetto allo stesso periodo del 2011. Il costo per l’affitto della struttura (circa 200 K-euro l’anno) è molto elevato, e con il crescere delle dimensioni dei gruppi di ricerca gli spazi sono divenuti largamente insufficienti. A ciò si aggiunge che il contratto d’affitto per la sede di Perugia è scaduto nel corso del 2012. E’ improrogabile un intervento dell’Ente per la realizzazione di una struttura di proprietà che garantisca migliori condizioni di lavoro e un consistente risparmio economico già nel medio periodo. La nuova soluzione potrà coinvolgere anche le sedi di altre Unità Organizzative di Supporto presenti a Perugia. A tal proposito va ricordato che il Rettore dell’Università di Perugia comunicò alla Presidenza del CNR l’interesse per la realizzazione di un’AdR CNR a Perugia, da realizzarsi in stretta collaborazione con l’ateneo Perugino.

Nel triennio 2013-2015, la scarsità delle risorse economiche avrà un impatto grave sulla possibilità di stipulare contratti per l’acquisto e la manutenzione di software d’uso comune e scientifico. E’ indispensabile un impegno organizzativo ed economico centrale per: (i) mantenere i contratti unici (nazionali, di Ente) con gli editori internazionali, includendo nuovi contratti con editori di tipo “open source”, che consentano un’ancora maggiore fruibilità delle riviste scientifiche e delle banche dati d’interesse scientifico; e per (ii) estendere il portfolio delle offerte contrattuali per l’acquisto e la manutenzione di software generico e scientifico. A livello periferico (d’Istituto), si dovranno mettere in atto azioni per aumentare l’efficienza, l’affidabilità e la condivisione dei sistemi informativi e gestionali, e dell’infrastruttura informatica dell’Istituto. Oltre a ciò, con il coordinamento del DTA, dovranno essere stabilite regole condivise per l’utilizzo del nuovo sistema Lidar avio-trasportato acquisito dall’Istituto. Il costo dello strumento e la sua intrinseca complessità d’uso rendono indispensabile una programmazione delle attività di medio-lungo periodo. Dovranno essere anche risolti problemi legati alla stipula di una indispensabile assicurazione per lo strumento e i suoi accessori.

Si sente l’esigenza di un miglior supporto da parte dell’Amministrazione centrale. L’annuncio e del Presidente e del Direttore Generale di voler accentrare la maggior parte di contratti per le forniture di servizi (energia, acqua, buoni pasto, ecc.), per gli affitti, e per i pagamenti di tasse e tributi, va nella direzione giusta, a patto che alla centralizzazione corrisponda un reale risparmio economico per l’Ente, e/o un beneficio in termini di qualità dei servizi erogati. E’ anche necessario che siano accentrati i contratti d’acquisto e di manutenzione per i principali software scientifici e di uso comune. L’accentramento della gestione dei contratti potrà portare a un minor impegno da parte dell’amministrazione dell’Istituto, con il vantaggio di una migliore e più efficace gestione di contratti e convenzioni di ricerca.

E’ divenuto imprescindibile un supporto su temi giuridici, supporto di cui l’Istituto ha e avrà una sempre maggiore necessità. E’ altresì indispensabile una migliore pianificazione delle attività amministrative richieste dalla sede centrale all’Istituto. A titolo d’esempio, la richiesta pervenuta alla fine di dicembre di provvedere entro la fine del mese di dicembre stesso ad adempimenti previsti per legge – e noti da tempo – ha comportato un lavoro supplementare per l’amministrazione dell’Istituto in un periodo già particolarmente intenso per l’amministrazione. Una più attenta pianificazione delle attività avrebbe evitato, o comunque limitato, il problema. E’ necessario che siano semplificate e accelerate le procedure per il pagamento dei contratti, anche per garantire agli Istituti la possibilità di effettuare i pagamenti nei tempi previsti dalle leggi vigenti

Si sente l’esigenza di un miglior coordinamento e di una semplificazione delle procedure per la partecipazione a bandi nazionali e internazionali. A livello nazionale, si avverte l’esigenza di una semplificazione delle procedure per la raccolta d’informazioni da parte dell’amministrazione centrale sulle proposte progettuali effettuate dagli Istituti in risposta a bandi specifici (PRIN, FIRB). E’ poi indispensabile che il CNR ottenga che nei prossimi bandi i propri ricercatori possano coordinare progetti PRIN e FIRB. A livello europeo, è indispensabile un maggior coordinamento per quanto riguarda la partecipazione a bandi che pongono limiti al numero di sottomissioni effettuate da una singola “legal entity”. Su richiesta del DTA, nel 2012 l’Istituto ha coordinato una proposta nell’ambito del Programma ENPI-CBCMED. Il bando cui l’Istituto ha risposto prevedeva una sola “application” per ciascuna priorità da parte di uno stesso soggetto. La proposta presentata dall’Istituto è stata esclusa perché un altro Istituto CNR ha presentato una proposta alternativa – e competitiva – a quella presentata da IRPI nella stessa priorità. E ciò nonostante gli indubbi sforzi di coordinamento svolti dal DTA, anche nell’ambito del Consiglio dei Direttori di Dipartimento. Il risultato è stata la perdita della possibilità di concorrere ad un finanziamento di 1.500 K-euro, e un indubbio danno di immagine anche nei confronti dei partner stranieri coinvolti nel progetto.

Nonostante le assunzioni recenti, l’Istituto ha un organico insufficiente a svolgere i compiti cui è chiamato. E’ necessario che siano assegnate all’Istituto nuove risorse di personale in tutti i profili. In alcune delle sedi la mancanza di personale è tale da non garantire la sopravvivenza oltre che l’operatività dell’Istituto. E’ altresì importante che l’Ente adotti una nuova e più moderna strategia per la selezione e la valorizzazione del personale. Ciò anche attraverso un nuovo sistema di responsabilità che agisca sul sistema per la gestione amministrativa (ad esempio riconoscendo le funzioni e il ruolo dei responsabili delle Unità Organizzative di Supporto), e sul sistema per l’organizzazione e la rendicontazione delle attività di ricerca (con l’effettiva e riconosciuta responsabilizzazione dei coordinatori di commessa e di modulo). A livello periferico, sono necessarie azioni per: (i) sviluppare le conoscenze e le capacità del personale tecnico e amministrativo, con lo scopo di migliorare l’efficienza dei servizi comuni (amministrazione, infrastruttura informatica, laboratori, ecc.), (ii) aumentare le occasioni di collaborazione fra i diversi gruppi di ricerca e fra le differenti sedi dell’Istituto, e (iii) migliorare la distribuire dei carichi di lavoro fra il personale, nei diversi ruoli e profili professionali.

Infine, si sente l’esigenza di una semplificazione delle procedure amministrative e gestionali, a tutti i livelli e in tutti i settori dell’amministrazione. Un apporto positivo alla semplificazione potrà venire da un più deciso processo di “smaterializzazione”. A solo titolo d’esempio non si comprende (i) perché le presenze debbano essere estratte dal sistema centrale che le gestisce, stampate, firmate e spedite, quando gli stessi dati sono già a disposizione della Sede centrale; e (ii) perché il costo del personale impiegato in progetti che prevedano la rendicontazione del personale non possa essere certificato direttamente dagli Istituti attraverso SIGLA. Più in generale, è necessario un cambio di paradigma che sposti i sistemi di valutazione amministrativa sulla verifica indipendente dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi prefissati.