Rilevamento e cartografia geologica digitalizzata del territorio di Lecce.

Alfarano A., Delle Rose M., Lucrezio D., Orlanducci L., Resta F., Vitale A., 2009, Rilevamento e cartografia geologica digitalizzata del territorio di Lecce., Penisola salentina_ geologia e pericolosità geologiche, Lecce, 2009,
URL: http://www.cnr.it/prodotto/i/118430

Scopo del presente lavoro è quello di definire elementi utili ad agevolare il rilevamento geologico e le interpretazioni stratigrafiche. L'abitato di Lecce è ubicato su un horst a struttura complessa dove affiorano depositi miocenici (De Giorgi, 1922) attribuiti interamente alla pietra leccese (Rossi, 1969), oppure in parte anche alle Calcareniti di Andrano e ad una nuova unità denominata "formazione di Lecce" (Bossio et al., 2006). Le due interpretazioni si traducono in prodotti cartografici che differiscono per vari aspetti sostanziali. Anche l'assetto geologico profondo (e quindi il modello tridimensionale del sottosuolo) è ricostruito in modi differenti a seconda del numero, profondità e qualità dei sondaggi stratigrafici utilizzati dagli Autori. E' bene ricordare che l'istituzione delle Calcareniti di Andrano è "giustificata dal fatto che mentre nella pietra leccese i caratteri sono piuttosto costanti e uniformi, nelle Calcareniti di Andrano i caratteri sono molto diversi" (Martinis, 1967). Tale vago criterio distintivo ha determinato un proliferare di suddivisioni e schematizzazioni oltre a indurre ampia discrezionalità nelle distinzioni in affioramento e in perforazione. L'importanza di adeguati strumenti cartografici risulta particolarmente evidente se si considera che il territorio di Lecce è interessato da varie pericolosità geologiche, come quella di allagamento già evidenziata da uno studio a scala provinciale finanziato dalla Provincia di Lecce e in seguito confermata dal Piano di bacino stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) elaborato dall'Autorità di Bacino della Puglia. Due sono i principali aspetti relativi alla protezione delle acque sotterranee e cioè l'intrusione salina e l'infiltrazione di sostanze inquinanti. Nel perimetro urbano, in particolare, sono stati riscontrati "focolai" di infiltrazione di sostanze organiche e chimiche già dal 1959 nel pozzo Cozza-Guardati. Problematica poco dibattuta localmente riguarda i potenziali dissesti per cedimento della volta di cavità, che a scala regionale sta invece ricevendo una certa attenzione. Altre questioni di interesse applicativo riguardano_ aspetti geotecnici della progettazione di fondazioni; locali condizioni di possibile amplificazione delle onde sismiche; conservazione di opere monumentali e individuazione delle cave per la sostituzione di elementi lapidei deteriorati; salvaguardia e valorizzazione delle aree archeologiche. Le ricerche eseguite, svolte secondo le indicazioni della Commissione Italiana di Stratigrafia, sono finalizzate anche alla realizzazione di una cartografia geologica digitalizzata. Lo scopo è di elaborare un metodo computazionale per migliorare, piuttosto che sostituire, i prodotti cartografici esistenti e definire l'affidabilità delle conoscenze geologiche e i gradi di incertezza. Il prodotto cartografico in via di elaborazione differisce dai precedenti come evidenziato dalla figura che riproduce una interpretazione preliminare di un'area urbana circostante l'ospedale. Occorre anzitutto sottolineare che il depocentro terziario di Lecce presenta proprio in corrispondenza dell'abitato un assetto tettono-stratigrafico piuttosto complesso. I depositi raggiunti in perforazione, specie a notevoli profondità (sino a 200-300 m) non sono in genere ascrivibili alle unità affioranti validate o meno. Inoltre non sono stati individuati elementi a sostegno della istituzione della "formazione di Lecce". Le calcareniti sovrapposte alla Formazione di Galatone sono state osservate in rapporto concordante e sono ascrivibili alla varietà merceologica tradizionale della pietra leccese denominata "bastarda". Nel seguire dal basso verso l'alto le variazioni litologiche dei litotipi o delle varietà della pietra leccese, si osserva un sempre maggiore arricchimento di granuli marroni e verdastri (definiti negli di mineralogia rispettivamente fosfatici e glauconitici) sino a un predominio composizionale nel livello guida piromafo (propriamente detto; litofacies C di Delle Rose, 2001) ben descritto a Lecce e dintorni da Martelli (1931) è chiaramente individuabile anche in perforazione. Tale elemento caratterizza il passaggio stratigrafico dalla pietra leccese alle Calcareniti di Andrano. Se durante il rilevamento geologico si è in presenza di una calcarenite giallastra "marnosa" (così definita tradizionalmente ma non in maniera rispondente alle classificazioni petrografiche) priva di altre caratteristiche diagnostiche, è possibile stabilire l'appartenenza alle Calcareniti di Andrano o alla pietra leccese conoscendo la sua posizione rispetto al livello guida piromafo. Nel primo caso tale litotipo può essere considerata alla base delle Calcareniti di Andrano o nella sua parte superiore se si riesce a collocarla stratigraficamente rispetto a una facies calcarea intermedia. Un elemento aggiuntivo che agevola il rilevatore nella ricostruzione della serie stratigrafica è dato dalla presenza alla base delle Calcareniti di Andrano di un banco di calcilutite ricco di biostrutture filiformi (del diametro di circa 1 mm) lineari o a matassa con patine di colore giallo "intenso". Questo livello non è mai stato rinvenuto a diretto contatto con il livello glauconitico della pietra leccese. Infatti tra essi è interposto un livello litologicamente analogo a quello superiore ma più chiaro e ricco di macrofossili (pecten, ostree, brachiopodi, echinidi, frammenti di alghe e coralli). Da sottolineare che il passaggio dalla pietra leccese (litofacies D e E di Delle Rose, 2001) al livello calcilutitico basale delle Calcarenti di Andrano è netto. Le litofacies C e D permettono correlazioni tra le successioni dell'horst di Lecce e del contiguo graben di Novoli, la cui interposta fascia di deformazione è il risultato di complesse intersezioni tra dislocazioni NNO-SSE e NO-SE, queste ultime attive probabilmente dal Pliocene. Si evidenzia infine la necessità di definire lo status litostratigrafico delle varie unità distinguibili, prima tra tutte la pietra leccese, da considerare, in base ai codici di stratigrafia, unità tradizionale e del sottosuolo e per la quale si possono indicare alcune sezioni tipo. BIBLIOGRAFIA Bossio A., Foresi L.M., Margiotta S., Mazzei R., Salvatorini G., Donia F. (2006) - Stratigrafia neogenica-quaternaria del settore nord-orientale della provincia di Lecce. Geol. Rom., 39. De Giorgi C. (1922) - Descrizione geologica e idrografica della provincia di Lecce. Delle Rose M. ( 2001) - Salento Miocene_ a preliminary paleoenvironmental reconstruction. Thalassia Salentina, 25. Martelli A. (1931) - Sui fosfati del leccese. Boll. Soc. Geol. It., 50. Martinis B. (1967) - Note geologiche sui dintorni di Casarano e Castro (Lecce). Riv. It. Paleont., 73. Rossi D. (1969) - Note illustrative della CGI, Fogli 203, 204, 213. Serv. Geol. It..

Data from https://intranet.cnr.it/people/