Un modello geologico tridimensionale per una conoscenza quantitativa del territorio. Esempi in Calabria

Tripodi V., Biondino D., Muto F., Borrelli L. Perri F., Spezzano L., Gullà G., Critelli S., 2017, Un modello geologico tridimensionale per una conoscenza quantitativa del territorio. Esempi in Calabria, Tecniche per la difesa del suolo e dall'inquinamento - 38° Edizione, pp. 489–511, Guardia Piemontese, 21-24 Giugno 2017,
URL: http://www.cnr.it/prodotto/i/377654

La salvaguardia del territorio è un punto cardine per sviluppo sostenibile, e risulta di fondamentale importanza adottare una politica che miri alla riduzione dei rischi naturali, poiché la loro pericolosità compromette, in maniera più o meno intensa, la vita umana, i beni e le risorse economiche, l?ambiente. I rischi geologici, com?è noto, interessano in maniera profonda il territorio calabrese, sia per il ruolo geodinamico fondamentale della Calabria nell'ambito del Mediterraneo, elemento di raccordo tra la catena siciliano-magrebide e la catena appenninica, sia per le modifiche naturali che si mettono in atto in questa area geologicamente giovane. La storia geologica della Calabria, sin dalla sua strutturazione, ha fatto si che questa terra nel tempo acquisisse un'estrema fragilità derivante dai suoi caratteri geologici, geomorfologici e strutturali. Gli ammassi rocciosi calabresi, costituiti per la maggior parte da rocce di natura cristallina pertanto maggiormente soggette ai processi alterativi, si mostrano estremamente fratturati e/o degradati con caratteristiche geotecniche scadenti, a cui si associa una vulnerabilità infrastrutturale tra le più alte di Italia. La complessità geologica intrinseca della Calabria congiuntamente all'uso inappropriato del territorio, per lungo tempo trascurato e violentato, mostra conseguenze disastrose in termini di esposizione al rischio. I rischi di rilevanza e gravità ingenti che espongono popolazioni e territorio calabresi fanno riferimento ad una molteplicità di fenomeni naturali_ terremoto e/o tsunami, frane e smottamenti, alluvioni, erosione costiera, ecc. Se si guarda al passato, i fenomeni sismici verificatisi in Calabria sono tra i più catastrofici dell'area mediterranea, ricordiamo il terremoto del 1638 nel settore centro-settentrionale e il terremoto che nel 1905-1908, con una serie di violente scosse, colpi gran parte della regione. In termini di rischio idrogeologico la storia dell'ultimo ventennio calabro mostra eventi importanti, talvolta comprendenti porzioni estese di territorio (Soverato settembre 2000, Serre Vibonesi 2003, Cerzeto 2005, Vibo Valentia luglio 2006, intero territorio regionale autunno inverno 2009-2010, versante ionico reggino novembre 2015). L'intensità dei fenomeni di dissesto idrogeologico, connessi e acuiti da fenomeni atmosferici estremi legati ai cambiamenti climatici in atto, rappresentano importanti sorgenti di alterazione ambientale con conseguenze potenzialmente molto gravi in termini di ambiente, economia e vite umane. Le varie tipologie di eventi, coprono estensioni territoriali con scale spaziali comprese in intervalli molto diversificati, mentre la loro natura fenomenologica è intrinsecamente caratterizzata da notevole complessità ed instabilità temporale, con un comportamento fortemente dinamico ed un'evoluzione altrettanto variabile. Al fine di realizzare una corretta pianificazione e governo del territorio è necessario che si conoscano le caratteristiche intrinseche dell'evento (occorrenza, intensità, frequenza, durata), tali caratteristiche possono essere conosciute solo attraverso un attento studio ad ampio spettro. In questa prospettiva si inserisce il presente lavoro che propone, attraverso un caso studio di un'area del versante occidentale del Massiccio della Sila (San Pietro in Guarano), una metodologia di indagine che potrebbe fungere da linea guida in contesti geologici aventi le stesse caratteristiche.

Data from https://intranet.cnr.it/people/