Tipi morfo-sedimentologici delle coste adriatiche di Lecce e Brindisi

Delle Rose M., Elia T., 2009, Tipi morfo-sedimentologici delle coste adriatiche di Lecce e Brindisi, Penisola salentina_ geologia e pericolosità geologiche, Lecce, 2009,
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Le coste orientali del Salento possono essere classificate in base alle principali caratteristiche morfo-sedimentologiche (cfr. Ferretti et al., 2003). Quelle in provincia di Lecce tra Torre San Gennaro e le Cesine, sono coste definite "di litorale diritto". A sud dell'ultima località e sino al Capo di Leuca, si hanno, con qualche eccezione (ad es. foce degli Alimini), coste rocciose alte dette "piattaformali". Le coste della provincia di Brindisi sono invece per lo più terrazzate. A differenza delle coste dell'alto e medio Adriatio e di quelle foggiane e baresi, per quelle salentine l'apporto terrigeno (quarzo, minerali pesanti, feldspati) è subordinato al biodetrito prodotto sui fondi a Posidonia e Coralligeno, mentre il disfacimento delle falesie non apporta significativi contributi (Tropeano e Spalluto, 2006; Delle Rose e Elia, 2008). I sistemi deposizionali (spiagge, cordoni litorali, dune), così come i substrati litoidi, sono interessati da processi di erosione diversamente descritti e valutati nella letteratura tecnica e scientifica, oltre a essere oggetto di dispute politico-amministrative e particolare attenzione mediatica. L'attuale interesse su tale problematica è legata all'instaurarsi di una vera e propria industria delle spiagge che ha un fatturato, secondo alcune stime, di 13 miliardi di EUR l'anno (pari a circa l'1% del prodotto interno lordo nazionale), con un valore medio di oltre 1000 EUR per mq di arenile. Oltre a cause antropiche, occorre considerare che secondo una accreditata tesi scientifica circa il 70% delle spiagge del pianeta subisce processi di erosione in relazione a variazioni climatiche plurisecolari. Lungo la costa adriatica leccese "di litorale diritto" affiorano bassi e poco pronunciati promontori rocciosi di Calcareniti di Gravina (Auct.), che sottendono numerose falcature sabbiose e, come nel caso dell'area naturalistica delle Cesine, offrono l'appoggio a cordoni dunari. L'entroterra è formato da pianori carsici elevati pochi metri sul mare ed estesi sino a qualche chilometro, sede di frequenti episodi di formazione di doline di crollo. Ad esempio, nel 1993 a Casalabate, un repentino sprofondamento ha dapprima determinato la distruzione di due edifici per poi indurre, a seguito del propagarsi di lesioni a edifici contigui, l'inagibilità e infine la demolizione di un intero isolato. Nel 2000 una dolina formatasi in prossimità della battigia è stata invece in breve colmata dalle sabbie litorali. Anche le Cesine sono particolarmente interessate dalla subsidenza carsica. Qui le doline di crollo sono visibili solo per brevi periodi, prima che la rapida ricrescita delle piante acquatiche ne mascheri la presenza. Al pari di altri specchi d'acqua costieri della Puglia, le paludi delle Cesine sono tradizionalmente considerate "retrodunari". Tuttavia non sono stati riscontrati elementi a sostegno di un origine per sbarramento di insenature operato da cordoni. Studi condotti anche in altre località costiere della Puglia centro-meridionale (Egnazia, Palude del Capitano, Porto Cesareo, ecc.) con caratteristiche morfo-sedimentologiche analoghe a Casalabate e Cesine ma a diverso stadio evolutivo, hanno evidenziato l'incidenza dei fenomeni carsici e permesso di elaborare un modello che prevede_ il collasso delle volte di cavità poco profonde; l'allargamento e la successiva coalescenza delle doline di crollo; l'erosione dei diaframmi rocciosi separanti gli specchi d'acqua dal mare; l'ingressione marina oppure la formazione di cordoni dunari (Delle Rose, 2007). Il tipo morfo-sedimentologico a coste rocciose alte "piattaformali" presenta caratteristiche peculiari tra le Cesine e Otranto. Qui i pianori costieri sono in genere elevati oltre una decina di metri e delimitati da falesie verticali. Anche in questo settore sono attivi i processi carsici ma particolarmente incidenti sulle dinamiche evolutive sono i frequenti dissesti gravitativi (crolli, ribaltamenti, collassi) che affliggono le falesie. Sia le falcature sabbiose lungo i tratti "di litorale diritto" che le pocket beach che interrompono le coste alte "piattaformali" (ad es. spiaggia di Torre dell'Orso) sono soggette a processi di erosione più o meno intensi. In base a uno studio commissionato dalla Provincia di Lecce (Refolo et al., 2007), marcati arretramenti affliggono almeno il 40% delle spiagge del Salento leccese. La costa brindisina è costituita da falesie alte sino a oltre 10 m s.l.m. intagliate in sabbie-argillose semicoerenti attribuite alla formazione di Gallipoli e ai depositi marini terrazzati, con l'eccezione del tratto Punta Penne - Capo di Torre Cavallo, dove affiora un corpo calcarenitico interpretato come barra costiera fossile (Loiacono, 2007). Frequenti franamenti delle falesie sabbioso-argillose alimentano sottili e discontinue spiagge apparentemente senza determinare significative aggradazioni. La formazione di Gallipoli e i depositi marini terrazzati, in virtù dell'evoluzione meso-pleistocenica del Salento, potrebbero comunque contenere depositi sabbiosi con caratteristiche idonee per il ripascimento delle spiagge attualmente in erosione (Delle Rose e Elia, 2008). Per tale questione e in base a quanto si apprende dalle cronache giornalistiche, mentre sono stati esclusi prelievi di sabbie dai prospicienti fondali marini, sembrano invece prendere quota l'ipotesi di importazione da altre aree geografiche (Albania, Calabria, ecc.). Qualora prevalga la scelta politica-amministrativa di procedere al ripascimento, appare opportuno rammentare che la caratterizzazione sedimentologica delle sabbie da utilizzare dovrà essere adeguatamente definita sia per scongiurare impatti ecologicamente non sostenibili che per evitare di innescare ulteriori processi erosivi. Riferimenti bibliografici Delle Rose M. (2007) - Studi per la previsione delle dinamiche evolutive della costa adriatica ad est di Lecce. Geologi e Territorio, n.3/4. Delle Rose M., Elia T. (2008) - Aspetti geologici della conservazione delle spiagge del Salento. Geologi e Territorio, n. 1/2. Ferretti O., Delbono I., Furia S., Barsanti M. (2003) - Elementi di gestione costiera. Tipi morfo-sedimentologici dei litorali italiani. ENEA. Loiacono F. (2007) - Growth process of a long-lived Pleistocene spit along the Adriatic Coast (Brindisi, Southern Italy). Sesto Forum Italiano di Scienze della Terra, Epitome, 2. Refolo G., Sterponi L., Moschettini F., Urritia C., Ciurlia S., Perrone R. (2007) - Sistema di monitoraggio satellitare delle aree costiere della Provincia di Lecce. 10 Conf. ESRI. Tropeano M., Spalluto L. (2006) - Present-day temperate-type carbonate sedimentation on Apulia shelves (southern Italy). GeoActa, n. 5.

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