Neotettonica e stazionamenti marini. Esempi e prospettive di ricerca nella Puglia centro-meridionale.

Delle Rose M., Medagli P., Patianna M., Renzulli A., Resta F., 2009, Neotettonica e stazionamenti marini. Esempi e prospettive di ricerca nella Puglia centro-meridionale., Penisola salentina_ geologia e pericolosità geologiche, Lecce, 2009,
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Il concetto di stazionamento marino si può esprimere attraverso coppie numeriche "quota media - intervallo di tempo". Se dal punto di vista delle oscillazioni eustatiche lo stazionamento può essere considerato una interruzione delle variazioni del livello del mare di durata sino a circa 10.000 anni (Shackleton, 2000), in geologia si può intendere come una sosta del livello del mare intorno ad una quota per un tempo sufficiente alla formazione di depositi o forme. Le Murge e il Salento sono caratterizzate da ripiani e scarpate (Di Geronimo, 1970; Ciaranfi et alii, 1988) interpretati rispettivamente come superfici marine terrazzate e falesie costiere del Pleistocene Medio e Superiore. Tali depositi e forme costituiscono i riferimenti principali nello studio degli stazionamenti marini. Il sollevamento tettonico meso-tardo quaternario della Puglia centro-meridionale è però interpretato nei modi più diversi_ costante, oppure variabile o polifasato; intervallato o meno da subsidenza; e ancora unitario o a blocchi con rigetti variabili; con dislocazioni recenti rispetto a blocchi più stabili; e infine uniforme o con basculamenti. Anche i tassi di sollevamento sono valutati in vari modi con valori compresi in genere tra 0,2 e 0,5 mm/anno. Per il Pleistocene Superiore, che ben si presterebbe a tali stime in virtù delle facies deposizionali, occorre rilevare la mancanza di accordo tra gli Autori per ciò che attiene alla profondità di deposizione dei sedimenti a Strombus bubonius (cfr. Cotecchia et alii , 1971; Dai Pra & Hearty, 1988). Realmente questionabile risulta quindi l'attività neotettonica dei due settori dell'Avampaese Apulo. Da circa 10 anni sono in corso studi per l'individuazione di indicatori degli stazionamenti marini nelle Murge e nel Salento. Sono state ridefinite le "sabbie a brachiopodi", già indicate come probabile deposito marino terrazzato, risultate interposte stratigraficamente tra le Calcarenti di Gravina e i depositi corrispondenti alle Argille subappennine (Auct.). A Capo San Gregorio (Castrignano del Capo) sono stati studiati conglomerati e brecce interpretati dagli Autori precedenti come_ depositi continentali di falda; depositi di spiaggia relativi a una paleolinea di costa a 3-4 m s.l.m.; e ancora come depositi della cosiddetta formazione di Leuca datata al Pliocene Inferiore. Se quest'ultima unità è rappresentata in tale zona, essa non ha comunque l'estensione cartografata da Bossio et alii (1987), trattandosi principalmente di depositi continentali di falda e livelli di brecce intraclastiche in depositi di scarpata di piattaforma carbonatica. A Santa Maria di Agnano (Ostuni) è stato individuato un deposito misto in fratture carsificate a quote di circa 180-200 m s.l.m. La componente biogenica è caratteristica di ambienti a praterie di Posidonia, mentre quella vulcanoclastica è rappresentata per lo più da pomici a composizione riolitica. L'individuazione dell'attività vulcanica originaria potrebbe indicare l'età di formazione del deposito, la cui prossimità a una antica linea di costa appare molto probabile. In contrada Mazzucchi (Parabita) è stato individuato un deposito marino terrazzato con margine interno a quota 145 m e orlo esterno a 125 m s.l.m.. Sono rappresentante facies conglomeratiche di spiaggia mentre assenti sembrano essere quelle di piattaforma o retrobarriera, aspetto che riduce le probabilità di ottenere riferimenti cronologici. Il sistema di grotte delle Mannute (Gagliano del Capo) presenta un consistente numero di cavità e grande la ricchezza di speleotemi. Nella Grotta Piccola, tra gli altri sono stati individuati con criteri morfologici e petrografici speleotemi interpretabili come accrescimenti freatici attualmente elevati 38,5 m sul livello del mare. Si tratterebbe di depositi chimici originati nella fascia intertidale e riferiti in letteratura a condizioni climatiche sia calde che fredde. Un gruppo di lavoro facente capo all'Università di Urbino ha in corso una serie di analisi petrogenetiche e radiometriche sulle suddette concrezioni. Si sta considerando anche un'ipotesi di accrezione analoga alle trays della letteratura internazionale. Al fine di inquadrare cronologicamente il concrezionamento delle Mannute si possono considerare evidenze e ipotesi avanzate in letteratura (quote e paleobatimetrie di depositi con S. bubonious, tettonica quaternaria, variazioni eustatiche) in relazione al succedersi delle oscillazioni glacioeustatiche medio pleistoceniche globalmente ricostruito. L'insieme di questi elementi consentirebbe di ipotizzare la formazione degli accrescimenti freatici durante l'intervallo di tempo compreso tra gli stage isotopici marini 5 e 7 (v. figura), mentre per gli altri depositi riferibili a stazionamenti marini le rispettive età dovrebbero essere anteriori. Si tratta comunque di un "esercizio accademico" considerando le già esposte differenti vedute circa la mobilità neotettonica nonché il fatto che alcuni Autori considerano stabile il settore del Capo di Leuca già dall'ultima parte del Pleistocene Medio (Mastronuzzi et al., 2007). Proprio nelle differenze interpretative risiedono comunque le buone prospettive di ricerca in questo importante settore delle scienze della Terra. Riferimenti Bibliografici Bossio A., Mazzei R., Monteforti B., Salvatorini G. (1987) - Evoluzione paleogeografica dell'area di Leuca nel contesto della dinamica Mediterranea. Quad. Ric. Cent. St. Geot. Ing., 11. Ciaranfi N., Pieri P. & Ricchetti G. (1988) - Note alla carta geologica delle Murge e del Salento (Puglia centromeridionale). Mem. Soc. Geol. It., 41. Cotecchia V., Dai Pra G., Magri G. (1971) - Sul Tirreniano della costa ionica salentina (Puglia). Datazione di un campione di coralli col metodo Th230-U244. Geol. Appl. Idrogeol., 6. Dai Pra G., Hearty P.J. (1988) - I livelli marini pleistocenici del Golfo di Taranto. Sintesi geocronostratigrafica e tettonica. Atti 74 Congr. SGI. Di Geronimo I. (1970) - Geomorfologia del versante adriatico delle Murge di SE (zona di Ostuni, Brindisi). Geol. Romana, 9. Imbrie J., Hays J.D., Martinsen D.G., McIntyre A., Mix A.C., Morley J.J., Pisias N.G., Prell W.L., Shackleton N.J. (1984) - The orbital theory of Pleistocene climate_ Support from a revised chronology of the marine d18O record. In_ Berger et alii, Milankovich and climate. Mastronuzzi G., Quinif Y., Sansò P. Selleri G. (2007) - Middle-Late Pleistocene polycyclic evolution of a stable coastal area (southern Apulia, Italy). Geomorphology, 86. Shackleton N.J. (2000) - The 100,000-year ice-age cycle identified and found to lag temperature, carbon dioxide, and Orbital eccentricity. Science, 289.

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