Considerazioni sulla previsione degli effetti indotti da eventi sismici nell’area delle cave ipogee di Gallipoli.

Cacciatore G., Delle Rose M., Nicchiarico C., 2009, Considerazioni sulla previsione degli effetti indotti da eventi sismici nell’area delle cave ipogee di Gallipoli., Penisola salentina_ geologia e pericolosità geologiche, Lecce, 2009,
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"Gallipoli 29 Maggio 1897. Iersera 28 alle ore 23 e 40 min. [...] leggiera scossa di terremoto sussultorio, seguita da una seconda e più sensibile di terremoto ondulatorio della durata di 3 a 4 secondi. Direzione SE-NW". Così il cronista Carlo Mazzarella commentava le percezioni locali di due eventi tellurici avvertiti in tutta la provincia di Lecce (De Giorgi, 1898). Nelle sintesi storiche dello scienziato leccese, la frequenza degli eventi sismici nella cittadina ionica è indicata come una delle più alte di tutto il Salento , benché di bassa intensità. La successione sedimentaria di Gallipoli rappresenta un riferimento internazionale per il Quaternario, e per il Tirreniano in particolare. La seconda edizione della CGI a scala 1_100.000, avvalendosi delle stratigrafie prodotte dall'Ente Irrigazione, riconosce due unità in eteropia di facies denominate calcareniti del Salento e formazione di Gallipoli. Quest'ultima è costituita da due litotipi sovrapposti, prevalentemente marnoso-argilloso quello inferiore e limo-sabbioso quello superiore. Vari Autori hanno attribuito ai depositi marini terrazzati le calcareniti sovrastanti la formazione di Gallipoli, da tempo utilizzate per l'estrazione di materiali per l'edilizia. L'estrazione è avvenuta con cave a cielo aperto o ipogee, queste ultime presenti soprattutto nella zona Tajate, su cui la città si è estesa dagli anni '50 con il progressivo esaurirsi dell'attiva estrattiva e scarsa attenzione rispetto all'esposizione al pericolo per edifici e infrastrutture. Vari episodi di sprofondamento sono stati registrati negli ultimi vent'anni nella area delle cave ipogee. L'ultimo e più grave si è verificato tra il 29 marzo e il 1 aprile 2007 e ha comportato lo sgombero di vari edifici con 140 persone sfollate (Delle Rose, 2007) e disagi per le locali attività produttive. Dopo tale episodio, il nucleo Speleo Alpino Fluviale del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Lecce, con l'ausilio del Gruppo Speleologico Neretino, ha eseguito esplorazioni finalizzate alla redazione di una prima cartografia delle cave ipogee (vedi figura). Più recentemente l'Autorità di Bacino della Puglia ha iniziato una serie di attività volte a definire caratteristiche, pericolosità e rischi del sito , oltre a pianificare un innovativo sistema di monitoraggio "in continuo" attualmente in fase di " taratura e messa a punto" . Uno degli atti amministrativi conseguenti a dette attività è stata l'interdizione al transito di veicoli pesanti ed una maggior "attenzione e controllo" dell'area in questione, anche con periodiche ispezioni in sotterraneo . I rilievi geologici eseguiti nell'area di interesse hanno permesso di definire con particolare dettaglio le caratteristiche stratigrafiche dalle marne argillose alle calcareniti, lo stato di fratturazione degli ammassi rocciosi e di collocare lo sviluppo plano-altimetrico delle cave ipogee in un modello tridimensionale del sottosuolo. Al fine delle valutazioni di pericolosità e rischi, occorre considerare che "le analisi di stabilità delle cavità vengono normalmente condotte con procedimenti molto semplificati. La complessità del problema richiederebbe studi che tengano conto della reale geometria (molto irregolare) delle cavità e delle proprietà dei materiali, sotto carichi di lunga durata e sotto stati di coazione indotti da variazioni termiche e di umidità. Quasi nulle sono le conoscenze sull'effetto delle cavità nei riguardi dell'amplificazione locale del sisma e degli effetti sui sovrastanti edifici" (Evangelista, 1991). Queste affermazioni scritte quasi vent'anni fa per la città di Napoli sembrano potersi adattare all'odierna situazione di Gallipoli. Contributi scientifici sono stati apportati da ricerche storico-archivistiche. Così ad esempio per il terremoto distruttivo del 1930 che colpì la zona del Monte Vulture è stato evidenziato come la presenza di "ipogei non consolidati [...] situati in prossimità del piano campagna" ha costituito una importante concausa degli ingenti danni registrati a seguito dell'evento tellurico (Gizzi, 2003). Recentemente l'Ordine dei Geologi della Campania (delibera 181/2007) nell'ambito degli indirizzi dettati in materia di microzonazione sismica, ha incluso nell'elenco dei siti ad elevata pericolosità (comprendente: versanti instabili, terreni soggetti a liquefazione, aree soggette a rottura per faglia, fattori morfologici amplificanti, ecc.) anche "zone carsiche o comunque soggette a collasso per la presenza di cavità ipogee". Occorre anche rilevare che in forum telematici di carattere geologico, le cavità ubicate al di sotto di edifici sono talvolta percepite come un fattore positivo, posto il fatto che lo spessore sia idoneo a sostenere i carichi (in presenza ovviamente di forze sismiche) e che le condizioni geo-strutturali dell'ammasso roccioso siano integre. La presenza delle cavità sarebbe un beneficio, in quanto le "energie vibrazionali" non si propagano nel vuoto; le cave quindi costituirebbero una sorta di "smorzatore naturale" (www.geoforum.it). In conclusione si sottolinea che per quanto bassa sia la probabilità che un evento sismico di una certa intensità possa interessare Gallipoli, la presenza di ampie cave ipogee ubicate al di sotto di numerosi edifici unitamente allo stato di fratturazione degli ammassi rocciosi, impone comunque di prevedere possibili scenari degli effetti indotti. In particolare appare opportuno suggerire l'esecuzione non solo di analisi di stabilità in condizioni dinamiche ondulatorio-sussultorie (per volte, pareti e pilastri di sostegno delle cave ipogee) ma anche per una caratterizzazione geotecnico-strutturale dello stato delle masse rocciose coinvolte (alterazioni, fessurazioni, lineazioni e piani di rottura) e "sismico-stratigrafica" per un parametrizzazione in base alle "categorie di sottosuolo " con riferimento alle attuali NTC. Riferimenti bibliografici De Giorgi C. (1898) - Ricerche sui terremoti avvenuti in Terra d'Otranto dall'XI al XIX secolo. Delle Rose M. (2007) - La voragine di Gallipoli e le attività di Protezione Civile dell'IRPI-CNR. Geologi e Territorio, 4/1. Evangelista A. (1991) - Cavità e dissesti nel sottosuolo dell'area napoletana. In atti del convegno "Rischi naturali ed impatto antropico nell'area metropolitana napoletana", Acta Neapolitana. Gizzi F.T. (2003) - Effetti del terremoto irpino del 1930_ cause geologiche del danno nell'area del Vulture. Atti 22° convegno GNGCT.

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